sabato 26 dicembre 2015

Marco Vaccari, direttore del Teatro San Babila, regista e attore, di nuovo in scena con "Toccata e fuga" dall'8 gennaio al 10 gennaio e dal 15 al 17 gennaio 2016



Al San Babila

si vive il teatro come rito collettivo


Marco Vaccari, direttore artistico del Teatro San Babila, alla vigilia del debutto milanese, con la Compagnia Teatro San Babila, di Toccata e fuga, di cui è interprete e regista, spiega come si costruisce una stagione teatrale per gli affezionati abbonati e per gli spettatori che da più di due anni frequentano un teatro che sta rinascendo.

Marco Vaccari

Marco Vaccari dirige il Teatro San Babila di Milano, uno dei teatri storici e di tradizione, e con il suo efficiente staff, sta coinvolgendo anche un nuovo pubblico. Dal 29 dicembre dirige e recita nella Compagnia Teatro San Babila, composta da Cinzia Spanò, Vera Castagna, Gloria Anselmi, Gigi Sammarchi in Toccata e fuga di Derek Benfield, una commedia dal tipico humor inglese in scena anche con due spettacoli per la notte di Capodanno e poi fino al 28 gennaio 2016.
Marco Vaccari racconta la scelta di una commedia dal meccanismo comico perfetto, basata sugli equivoci tra marito, moglie e amanti: «uno spettacolo comico è sempre bene accolto perché la gente ha voglia di divertirsi; certo dipende da come è fatto, bisogna sapere mantenere ritmo e tempi comici, oggi, infatti non sempre la comicità funziona senza cadere nel triviale o nel banale. Alcuni nuovi autori comici inseriscono scontati riferimenti all’attualità per strappare le risate immediate al pubblico e attirarlo a teatro, ma compito del teatro oltre che divertire deve anche fare riflettere lo spettatore. Il testo di Derek Benfield mi ha colpito perché rispetta tempi propri della comicità, grazie ai quali le situazioni funzionano, è un teatro un po’ alla Feydeau: da cinque porte i personaggi entrano ed escono velocemente, così da sorprendere lo spettatore e per gli attori mantenere sempre un buon ritmo comico è un’ottima “ginnastica di palcoscenico”»


 Marco Vaccari e Vera Castagna
 
Nel costruire una stagione teatrale i criteri adottati dalla nuova direzione sono diversi, come prosegue Marco Vaccari: «si cerca di scegliere teatro leggero, ma alternando spettacoli ed attori dalle caratteristiche differenti, anche se ho dovuto rinunciare ad alcuni allestimenti per cui non c’erano le condizioni sufficienti. Noi da due anni stiamo cercando di ricostruire un pubblico quindi a volte la selezione è naturale, noi cerchiamo di divertire, ma interessando il nostro pubblico, senza fare errori gravi, poiché spesso si scelgono spettacoli a scatolo chiusa, perché proponiamo anche debutti nazionali e, anche se conosco il testo e gli autori, esiste un margine di rischio sia per chi offre sia per chi produce. »
Un’altra scommessa della nuova gestione è creare una propria compagnia per allestire ogni anni spettacoli autoprodotti, ma non una compagnia stabile, spiega Marco: «la nostra compagnia non è composta da elementi fissi, ma è un campo aperto in cui gli attori entrano ed escono, è una casa in cui gli attori possono lavorare, se in uno spettacolo non c’è una parte per uno di loro, entrano nel successivo, oppure alcuni recitano in più di uno spettacolo, insomma è una compagnia allargata in cui la porta rimane aperta.»

 
 
 la compagnia di Toccata e fuga
 


Marco Vaccari che si è diplomato all’Accademia dei Filodrammatici di Milano,  afferma: «la scuola di teatro è  importante perché esiste una grammatica di base che viene acquisita nelle scuole serie che non sono solo le ufficiali,  ma quelle che insegnano l’abc del teatro; oggi imparare il mestiere direttamente in palcoscenico non è facile poiché non esistono più le compagnia di giro e di repertorio  in cui un attore imparava facendo parte di una compagnia, alternando parti differenti e crescendo professionalmente grazie al repertorio; oggi invece  un attore si trova ad interpretare per più anni la stessa parte, anche senza avere una continuità stabile perché il lavoro scarseggia, così si ha meno possibilità di acquisire una buona esperienza, infatti non si può più allenarsi in palcoscenico.»
Marco Vaccari e Gloria Anselmi
 
Il Teatro San Babila sta cambiando e allargando il proprio pubblico, che è costituito da abbonati fedelissimi e affezionati, ma anche da giovani tra i 30 e i 40 anni che lo stanno scoprendo ed apprezzando. Come conclude infatti Vaccari: «una nuova gestione porta con sé un suo taglio, e come a noi è accaduto anche negli altri teatri in cui abbiamo lavorato, il pubblico dopo un po’ di tempo inizia ad affezionarsi e a capire il nostro modo di lavorare, come ho avuto modo di scoprire dagli apprezzamenti del pubblico che hanno capito la caratteristica della nostra gestione: il teatro è un rito collettivo che va vissuto in sintonia tra spettatori ed attori. L’inizio dello spettacolo deve essere all’ora indicata e non con quindici minuti o più di ritardo come succede in Italia, non è come quando si è a casa che si accende e si spegne la tv quando si vuole, in teatro siamo tutti insieme. Quando si crea il buio dell’inizio deve essere un momento emozionante per tutti, per il pubblico pronto ad assistere e per la compagnai pronta a recitare, così come bisogna rispettare gli appalusi finali, restando seduti, in questo modo si impara il piacere delle regole teatrali, si entra nel rito e si vive davvero la magia del teatro.» Ar. C.
 

 
Gli attori CINZIA SPANÒ, VERA CASTAGNA,    GLORIA ANSELMI, GIGI SAMMARCHI e MARCO VACCARI, anche regista, vi invitano a teatro.
Guardate il video cliccando qui:
vi aspettiamo al San Babila

mercoledì 23 dicembre 2015

Aspettando Toccata e fuga

Tra pochi giorni, il 29 dicembre, il debutto di

TOCCATA E FUGA

di Derek Benfield

 

 

La Compagnia del Teatro San Babila vi aspetta dal 29 dicembre 2015 a fine gennaio 2016 con un divertentissimo spettacolo.



Gli attori CINZIA SPANÒ,  VERA CASTAGNA,    GLORIA ANSELMI, GIGI SAMMARCHI e MARCO VACCARI, anche regista, vi invitano a teatro.
Guardate il video cliccando qui:
vi aspettiamo al San Babila


    

sabato 12 dicembre 2015

Una vita in scena: Valeria Valeri e Giancarlo Zanetti


L’attore, produttore e regista Giancarlo Zanetti torna a Milano al Teatro San Babila con una toccante storia d’amore LETTERE D'AMORE di A. R. Gurney, insieme alla grande attrice Valeria Valeri che ha appena festeggiato un compleanno speciale

 


Zanetti, come racconta, è rimasto molto colpito dalla spettacolo visto molti anni fa a New York: «è uno spettacolo molto semplice, giocato sui sentimenti; quando l’ho visto in America, ho comprato subito i diritti. È la storia di due personaggi che si conoscono  dall’infanzia e restano in stretto contatto fino alla morte di lei. È  un percorso d’amore, anche se i due personaggi si amano da lontano, mandandosi lettere. È una storia molto toccante. Io sono stato per molti anni il produttore degli spettacoli di Paolo Ferrari e Valeria Valeri e loro hanno portato in tournée lo spettacolo per molto tempo. Lettere d’amore si presta ad essere recitato con attori che si alternano ogni settimana, come accade a New York,  infatti lo hanno fatto per la mia produzione, con Valeria Valeri, Enrico Maria Salerno, Paolo Ferrari, alternandosi. Oggi lo porto in scena io, con amore e passione, insieme alla signora Valeri che ha appena compiuto 94 anni.  Lettere d’amore offre sempre grandi soddisfazioni, quando si portano in scena i sentimenti, un buon prodotto funziona sempre, e il pubblico di Milano, che è uno dei più esigenti, resterà affascinato.»

Giancarlo Zanetti, che lavora da 50 anni come produttore e ha portato in tournée compagnie con i grandi nomi del teatro, riflette con amarezza sulla crisi che il teatro sta attraversando: «in passato ho gestito otto compagnie contemporaneamente, quando ho perso alcuni miei grandi attori come  Giancarlo Sbragia, Enrico Maria Salerno, Alberto Lionello, i miei attori di produzione,  il mio mondo è cambiato e ho tenuto solo due o tre compagnie per volta, e così  mi sono smesso a fare l’attore anche io. Oggi non ci sono più i produttori che organizzino lunghe tournée, non si può più fare il teatro di giro, ora si deve dipendere solo dagli scambi tra teatri stabili, così molte compagnie sono penalizzate: il meccanismo teatrale deve essere cambiato dall’interno, non dai burocrati. Oggi vedo molti teatri chiudere perché  gli incassi sono sempre più bassi, la crisi pesa su tutto il settore dello spettacolo. Io ho 75 anni di cui 50 passati in teatro, sono convinto che se le giovani generazioni faranno una vera rivoluzione del sistema di produzione, si potrà tornare ai tempi d’oro del teatro che io ho vissuto, per questo non bisogna arrendersi.»

Attrice di teatro, cinema, televisione, Valeria Valeri ritorna in scena a Milano, con l’entusiasmo e la vivacità di sempre, dopo aver compiuto, l’8 dicembre, 94 anni.

Racconta Valeria Valeri le caratteristiche del suo personaggio: «è una ragazza ricca, appartenente a una famiglia benestante, tutto le è permesso, ha una vita soddisfacente, si innamora fin da piccola di un ragazzo, ma teme di non essere corrisposta, mentre lui la ricambia, come si scoprirà nel bellissimo finale, molto toccante; infatti in questo testo i sentimenti sono messi al primo posto.»

Valeria Valeri si è esibita molte volte a Milano e confida: «al Teatro San Babila sono di casa, vengo da tanti anni, è sempre stato un teatro molto frequentato e con abbonati fedelissimi, spero che ritorni ad essere uno dei primi teatri di Milano. » Ar.C.

mercoledì 2 dicembre 2015

Vanessa Gravina e Riccardo Polizzy Carbonelli raccontano alcuni retroscena di Nina

Vanessa e Riccardo, protagonisti di Nina, in scena fino al 6 dicembre al Teatro San Babila, raccontano in video alcuni aspetti del loro spettacolo

 
 

 



Vanessa Gravina racconta come sono state progettate le scenografie di Nina, guardate il video: Le scene di Nina

e come è il suo rapporto con i suoi colleghi di scena; ecco il video: i miei colleghi



 
foto di Massimo Rubini


Riccardo Polizzy Carbonelli sottolinea come sia efficace lavorare in una squadra affiatata: che cast!

domenica 29 novembre 2015

Gli attori di Nina presentano i loro personaggi in video

Guardate i video, gli interpreti di Nina sul palco o in platea del Teatro San Babila ci raccontano i loro personaggi



Vanessa Gravina: La mia Nina



Riccardo Polizzi Carbonelli: Gerardo, l'amante di Nina


Edoardo Siravo: Adolfo, il marito di Nina
Gli interpreti di Nina vi invitano al Teatro San Babila

Guarda il video Vi aspettiamo

Vanessa Gravina, Edorado Siravo e Riccardo Polizzi, insieme al regista Patrick Rossi Gastaldi salutano il pubblico e ricordano Luca De Filippo scomparso prematuramente


 
 

giovedì 26 novembre 2015

Riccardo Polizzi Carbonelli un dandy che seduce anche Nina


Riccardo Polizzi Carbonelli, celebre volto televisivo anche per il ruolo di Roberto Ferri nella soap opera Un posto al sole, interpreta Gerardo, l’amante di Nina nel testo del commediografo francese Andrè Roussin

 



 
foto di Massimo Rubini
 
Riccardo Polizzi Carbonelli spiega le caratteristiche della commedia Nina e in particolare del suo personaggio: «Nina, suo marito Adolfo e il suo amante Gerardo che io interpreto, hanno un desiderio di vivere, ognuno con caratteristiche proprie, il mio Gerardo è desideroso di cambiare le sue abitudini di seduttore annoiato, è stanco della sua routine, avverte un disagio quasi moderno, ma non ha gli strumenti per cambiare la sua vita, è un dandy che entra in scena dichiarando “faccio una vita idiota”, vivendo una contraddizione interiore, così mi diverto  a caratterizzarlo e mi lascio guidare dal testo e dalla regia.» 
Riccardo Polizzi Carbonelli, che recita spesso in tv, chiarisce come cambia il modo di recitare utilizzando o meno il microfono: «Oggi recitare con i radiomicrofoni è più facile rispetto agli attori di prosa di una volta, è frequente invece sentirsi dire da un  regista televisivo di “ timbrare di meno” la voce per essere meno teatrale, gli attori inglesi con o senza microfono hanno invece una recitazione più potente ottenuta spingendo il loro diaframma, così che la voce arrivi fino all’ultima fila. Oggi lavorare in teatro è difficile perché le persone sono abituate a una fruizione veloce, anche per colpa della televisione, già quando parli a una persona  per più di cinque minuti non sai se ti ascolta; quando recito e vedo il riverbero dello schermo dei telefonini sul volto dello spettatore che lo usa durante lo spettacolo mi indispongo, capisco se uno è un medico, che deve rispondere, ma gli altri…La gente non è più abituata ad assistere concentrata ad uno spettacolo, pur avendo scelto di uscire di casa per andare a teatro.»

Edoardo Siravo, il marito di Nina, racconta il suo personaggio

Edoardo Siravo, attore e doppiatore, oltre che regista di prosa e di lirica,  rappresenta il marito di Nina, interpretata da Vanessa Gravina, nella commedia di Andrè Roussin in scena al Teatro San Babila fino al 6 dicembre.


Edoardo Siravo spiega la peculiarità di Nina: «è una novità, in Italia era un po’ di tempo che non andava più in scena, inoltre in questi anni abbiamo assistito a un degrado del teatro comico, mentre la commedia francese boulevardier  crea situazioni con episodi divertenti, ma che contengono sempre un pensiero, una critica sociale; Roussin  è straordinario, dietro ai suoi testi si intravvede anche una anticipazione del mondo femminista, si sentono  velature di Pirandello,  di Tennessee Williams, si scopre che è un grande autore che fa riflettere divertendo. La regia di Gastaldi-Strabioli ha reso ancora più brillante la commedia, dato che loro hanno nel dna la capacità di valorizzare la comicità. Poter portare in scena il testo non è stato facile, ma, dopo varie vicissitudini, arriviamo al Teatro San Babila, una piazza importante, rassicurati dalla nostra intuizione sulla gradevolezza di questo spettacolo, che riserva anche delle soprese; confidiamo quindi che sarà apprezzata dal pubblico milanese come è successo a Napoli.»
 

mercoledì 25 novembre 2015

Vanessa Gravina è l'affascinante Nina nella commedia di André Roussin con la regia di Pino Strabioli e Patrick Rossi Gastaldi

Vanessa Gravina, da enfant prodige ricercata da fotografi e registi, a noto volto delle fiction, ora è protagonista dell’affascinante Nina di André Roussin con la regia di Pino Strabioli e Patrick Rossi Gastaldi, in scena dal 27 novembre al 6 dicembre 2015 al Teatro San Babila


 

Vanessa Gravina, nata a Milano e romana d’adozione, esordisce giovanissima con famose campagne pubblicitarie e fotografiche di artisti come Fabrizio Ferri, Richard Avedon, Gilles Tapie, Angelo Frontoni e Oliviero Toscani, si dedica poi al cinema e alla fiction tv (tra cui Incantesimo, Sospetti 3 di Luigi Perelli, Gente di mare di Vittorio de Sisti, Un caso di coscienza 4, regia di Luigi Perelli, Cento Vetrine di Daniele Carnacina, Butta la luna 2 di Vittorio Sindoni, Madre, aiutami di Gianni Lepre.) In teatro ha interpretato, tra gli altri ruoli, La donna del mare di Ibsen, diretta da Giorgio Strehler, La signorina Giulia, con la regia di Armando Pugliese, ha recitato in Vestire gli ignudi di Luigi Pirandello, Le troiane di Euripide, Pilato sempre di Giorgio Albertazzi, per la regia di Armando Pugliese. È stata Clitemnestra nell’Orestea di Eschilo, Caterina nella Bisbetica domata di Shakespeare, Corie Bratter in A piedi nudi nel parco di Neil Simon e ora recita, insieme a Edoardo Siravo e Riccardo Polizzi Carbonelli, in Nina di André Roussin, ruolo che ha fortemente voluto.
 

 

Infatti racconta: «Non ho voluto rinunciare a questo spettacolo che ho anche finanziato, in seguito ai tagli ministeriali, e, grazie anche al sostegno del regista e direttore artistico Marco Vaccari, attendo con gioia il debutto a Milano. Mi sento parte integrante della riuscita di Nina, quando infatti porti avanti un progetto in cui credi senti la fatica ma anche la soddisfazione di un lavoro di responsabilità.»
Vanessa spiega: «lo spettacolo è nato dall’incontro piacevolissimo con i due registi, Pino Strabioli, che conosco da tempo, e Patrick Rossi Gastaldi. Hanno creato un allestimento con costumi retrò, nelle meravigliose scenografie di Bruno Garofalo, mantenendosi fedeli agli anni ‘40 in cui il testo è ambientato, ma arricchendolo con la mentalità moderna, poiché noi attori siamo figli del nostro tempo. Nina è legato al perbenismo borghese dell’epoca che diventa una gabbia sociale dalla quale le persone non possono mai evadere, come ci racconta Roussin. Infatti, al di là della trama che è un triangolo amoroso tra una donna affascinante, il marito e l’amante, ci sono spunti di riflessione, come l’impossibilità di uscire dal proprio ruolo, che imprigiona i personaggi come una maschera pirandelliana. I nostri registi hanno ideato un meccanismo a orologeria perfetto, curando in profondità ogni aspetto, dai toni della recitazione, al contesto sociale, mantenendo ritmi incalzanti. La mia Nina, come dice Patrick Gastaldi è una “virago” che entra in scena con energia e deve essere il motore dello spettacolo, senza fermarsi mai, coinvolgendo con arguzia a volte il marito, a volte l’amante. È una commedia che tuttavia fa anche riflettere, infatti ognuno vorrebbe la vita dell’altro, così si trasmette anche una sensazione di tragicità.»



La Gravina, che ha iniziato la sua carriera da bambina, guarda ora con tenerezza ma anche con occhio critico ai tanti bambini  e adolescenti protagonisti di programmi in tv e afferma: «Oggi c’è tanto voyerismo in tv, si vuole trovare nei bambini un talento a tutti i costi. Inoltre io ho scoperto il mio essere attrice appassionandomi alla recitazione e non per vizio altrui, cioè per decisione della mia famiglia, infatti ribelle come ero, se questo lavoro non mi fosse piaciuto, avrei smesso. Tanto che anche ora ho deciso di scegliere io in quale ambito lavorare, anche rischiando, piuttosto che aspettare una telefonata per una convocazione in tv! Io ho iniziato a lavorare quando c’era un grande boom pubblicitario, prima di dedicarmi al cinema con Colpo di fulmine, venivo dall’ambiente milanese di glamour legato alla moda con famose campagne pubblicitarie, ero già stata davanti alla pellicola fotografica prima di quella cinematografica, ma in teatro ho scoperto la mia vera passione che mi ha portato a lavorare anche oggi, scegliendo proposte di qualità: oggi recitare in Nina è una delle più importanti occasioni della mia carriera.» Ar.C.
 
 

mercoledì 18 novembre 2015

Aspettando Nina in scena dal 27 novembre 2015

Pino Strabioli, reduce dai successi di L'abito della sposa, presenta in anteprima per noi

NINA

di André Roussin di cui è regista, insieme a  Patrick Rossi Gastaldi, in scena al Teatro San Babila dal 27 novembre al 6 dicembre 2015


Guarda la sua videopresentazione:  Pino Strabioli presenta Nina


domenica 8 novembre 2015

Pino Strabioli racconta il suo personaggio


 
 
Pino Strabioli, attore, regista e conduttore televisivo, illustra la particolarità di L’abito della sposa di Mario Gelardi, con la regia di Maurizio Panici, spettacolo di cui è protagonista, insieme ad Alice Spisa, vincitrice nel 2013 del prestigioso Premio Ubu under 30
Fino al 15 novembre al Teatro San Babila di Milano
 
 
 
«Lo spettacolo è ambientato nel 1963 e Mario Gelardi ha pensato per me il personaggio del sarto, mi ha quasi cucito addosso un abito teatrale su misura, costruendo un piccolo affresco, anche storico, degli anni Sessanta. Infatti, nella piccola sartoria napoletana in cui Lucio lavora con Nunzia, rivivono, attraverso la radio, la cronaca rosa, come il matrimonio Ponti – Loren e la visita in Italia di Kennedy, ma anche la grande storia come la tragedia del Vajont, racconti di vicende di cui tanti spettatori si ricorderanno, mentre i giovani possono conoscerle meglio. »
Elemento fondamentale dello spettacolo è la musica che irrompe attraverso la radio presente in ogni casa dell’epoca: racconta infatti Strabioli: «allora la finestra sul mondo erano le canzoni di un’Italia che cantava sempre, così le note di Mina, del festival di Napoli, e, in particolare, le trascinanti canzoni di Rita Pavone - la cantante preferita di Lucio  rendono protagonista la musica. In scena compare anche un mangianastri che molti spettatori riconosceranno con nostalgia; così la musica, le piccole e semplici vite dei due personaggi danno un tocco poetico e di tenerezza allo spettacolo.»
Pino Stabioli è entusiasta di tornare a recitare in teatro, anche perché da molto tempo si batte anche in televisione perché l’arte teatrale sia conosciuta e apprezzata da tutti con trasmissioni incentrate sulla memoria teatrale e sui grandi interpreti come Paola Borboni, Dario Fo, Giorgio Albertazzi, Franca Valeri, Gigi Proietti, Piera Degli Esposti, Valentina Cortese e Carlo Giuffrè e Paolo Poli.
Strabioli, da attento uomo di spettacolo, è anche consapevole che, data la crisi che sta vivendo il teatro, è utile cercare nuove strategie, così punta sul web come racconta:  «Oggi bisogna rivedere il progetto culturale di questo paese, bisogna mettersi a tavolino e ripensare alla cultura, come industria produttiva; lavorando con Paolo Poli in E lasciatemi divertire e poi con Piera Degli Esposti, ho visto quanto si possono coinvolgere i giovani attraverso il web, così che a loro il teatro non appaia come un reperto da museo: attraverso i post e i twitter pensati per promuovere a Roma  lo spettacolo Wikipiera – titolo ispirato a Wikipedia – interpretato da Piera degli Esposti,  i giovani sono accorsi a teatro per conoscere la vita di questa singolare attrice. Quindi ben vengano i social network se sono strumenti per invitare i giovani allo spettacolo dal vivo! »

Guarda il video sul nostro canale youtube, cliccando qui:  Pino Strabioli presenta il sarto Lucio




 
 
L'abito da sposa sul palco del Teatro San Babila

 

Pino e Alice sul palco del San Babila vi invitano a teatro

Vi aspettiamo

Leggi sulla pagina Facebook di Rita Pavone il suo commento a L'abito della sposa. Grazie Rita!


 


Dalla pagina Facebook di Rita Pavone


 



Foto di Carlo Tomeo

leggi il testo completo qui sotto  

o vai al link https://www.facebook.com/Rita-Pavone-Small-Wonder-307323449494/?fref=nf

Rita Pavone - Small Wonder

Ieri sera ho assistito al Teatro San Babila di Milano ad una divertentissima commedia dal titolo " L'abito della sposa " , commedia che vede protagonisti in scena un duo smagliante: un trascinante e simpaticissimo Pino Strabioli e una nuova eccellente scoperta teatrale, la giovane Alice Spisa, la quale ha vinto il premio UBI come migliore attrice debuttante proprio con questa commedia.
La storia, semplice ma molto divertente ,si svolge nei primi anni '60 nell'atelier di un...
sarto la cui attività è prevalentemente rivolta alla realizzazione di uniformi militari, il quale però un giorno si vede ordinare un abito da sposa. Cosa questa che lo manda in visibilio perché tale creazione potrà finalmente dargli modo di dimostrare le sue innate, e ancora nascoste, capacità di stilista di moda femminile.
Quello stesso giorno, sempre all'atelier,si presenta una ragazza che chiede di essere messa alla prova come aiuto sarta. E' una ragazza piuttosto chiusa in sé stessa, di poche parole. L'esatto opposto di colui, che poi diventerà il suo datore di lavoro, che invece, oltre ad essere ciarliero e alla mano, ama la musica e ha una passione sfrenata per Rita Pavone. Passione questa che diventa quasi parte integrante della storia, che ne delinea i momenti salienti, siano questi allegri oppure drammatici, come la morte del Presidente John Fitzgerald Kennedy o la tragedia della diga sul Vajont .
La lunga lavorazione di questo abito nuziale, ricco di roselline e di tulle, non solo sfocerà in una bella amicizia tra i due, ma porterà alla rivelazione di qualcosa di sorprendente che è poi il fulcro dell'intera storia. E tutto questo sottolineato, ripeto, da una colonna sonora decisamente pavoniana.

Detto questo, ora è giusto che sappiate un piccolo antefatto. Pino Strabioli già l'anno scorso mi aveva invitata a vedere questa commedia a Roma, ma proprio non mi era stato possibile accontentarlo. Non potevo quindi mancare alle recite milanesi. Certo io sapevo, me l'aveva anticipato lui stesso, di fare parte della colonna sonora del lavoro ,ma ignoravo totalmente di essere "LA" colonna sonora ! Quindi con grande sorpresa, al finale, sui doverosi ed affettuosi applausi che il folto pubblico del San Babila ha tributato ai due straordinari protagonisti, sono stata presentata anch'io, che sedevo in sala quale spettatrice, e il pubblico presente mi ha acclamata quasi facessi parte del cast..! Ed allora , mi sia concesso confessarlo,ecco che la Pavone ha fatto la..... ruota!

"L'ABITO DELLA SPOSA "
Con Pino Strabioli e Alice Spisa
Teatro San Babila di Milano fino al 15 Novembre

NON MANCATE !!!!!

 

 

sabato 7 novembre 2015

Rita Pavone nel pubblico del San Babila

 

 

Anche Rita Pavone, presente alla prima milanese al Teatro San Babila di L'abito da sposa di Mario Gelardi, applaude entusiasta gli interpreti Pino Strabioli e Alice Spisa che hanno riscosso un grande successo di pubblico. Il sarto Lucio e la sua assistente Nunzia preparano un importante abito da sposa, ascoltando alla radio le canzoni di Rita.

Lo spettacolo è in scena fino al 15 novembre.



 
 
 

  


giovedì 5 novembre 2015

Il sarto su misura e la ricamatrice che non ti aspetti



Un sarto di abiti militari e la sua apparentemente timida assistente si improvvisano stilisti per l’abito da sposa della figlia del capitano, in un tenero affresco degli anni Sessanta, scritto da Mario Gelardi per un brillante Pino Strabioli e l’attrice rivelazione Alice Spisa. Tutto sulle note della straordinaria musica anni Sessanta e in particolare sulle canzoni di Rita Pavone di cui il sarto protagonista è un fan.




sabato 24 ottobre 2015


Un inossidabile Molière al Teatro San Babila

 
 

Andrea Buscemi, Argante di Il malato immaginario e Nathalie Caldonazzo, nei panni di sua moglie Lucrezia, in attesa del debutto, ci hanno raccontato come hanno costruiti i loro personaggi, evidenziando che ancora oggi l’inconfondibile comicità di Molière lo rende un evergreen.


NATHALIE CALDONAZZO, dopo anni di successo in televisione tra cui nella storica trasmissione-varietà il Bagaglino di Pier Francesco Pingitore e cinematografici, da tempo si dedica con passione ed entusiasmo al teatro. La Caldonazzo ha interpretato alcuni classici, come gli shakespeariani La bisbetica domata, La dodicesima notte, con Oreste Lionello in una delle sue ultime interpretazioni, e Gli innamorati di Goldoni; ora ne Il malato immaginario di Molière, è Lucrezia, la seconda moglie di Argante, interpretato da Andrea Buscemi. «È una donna frivola - racconta Nathalie Caldonazzo - falsa, che finge un grande amore verso un marito che detesta, perché è sempre malato e lamentoso, ma gli resta accanto, perché è molto ricco; odia anche Angelica, figlia di primo letto, perché è segretamente innamorata del dottor Purgone con il quale Argante, interpretato da un fenomenale Buscemi, sta invece organizzando le nozze della figlia. Angelica, interpretata da Martina Benedetti, pur essendo ingenua, capisce benissimo che la matrigna ambisce al denaro del padre e cerca di smascherarla con l’aiuto della devota serva Tonina (Livia Castellana) che riserva molte attenzioni al suo padrone credendo anche alle sue malattie perché gli è affezionata.»

La Caldonazzo, che si sta dedicando anche al cinema con i recenti film Il mondo di mezzo che uscirà a gennaio con la regia di Massimo Scaglione e La scelta impossibile di Giuseppe Di Giorgio che sta girando a Pavia in questi giorni, è molto soddisfatta della sua esperienza teatrale, infatti aggiunge: «dopo il successo in televisione, ho capito che quello non era un mestiere adatto a me, così mi sono gettata a capofitto nel meraviglioso mondo del teatro, imparando molto, soprattutto dall’interpretazione degli autori classici che mi hanno fornito un notevole bagaglio di esperienze; mi sono  abituata ad esprimermi in un linguaggio diverso da quello quotidiano o a gestire ingombranti costumi di scena. Quando costruisco un personaggio, mando subito a memoria la parte e poi lavoro sulla sua caratterizzazione, trasferendo in esso le mie esperienze positive e negative, a seconda dei sentimenti che devo rappresentare, così da cesellarlo e da renderlo più credibile per il pubblico. Ho fatto così anche per la mia Lucrezia e adesso sono pronta per il debutto al San Babila di Milano.»

 

ANDREA BUSCEMI, noto volto televisivo e cinematografico, protagonista e regista di Il malato immaginario, spiega la sua scelta di dedicarsi a Molière: «il commediografo francese è inossidabile, è uno dei pochi autori di tutti i tempi ad essere considerato un evergreen, ha una marcia in più rispetto ai grandi come Shakespeare e Goldoni, perché ancora oggi possiamo ridere delle sue battute e della sua visione sarcastica dei difetti umani. Per me è un privilegio poter usare parole utilizzate in passato da un genio del meccanismo comico: infatti la cifra stilistica di Molière è l’umorismo, scriveva per far divertire il re e la sua corte. Nel mio allestimento ho voluto salvaguardare proprio l’aspetto farsesco: altre precedenti bellissime interpretazioni portatrici di messaggi diversi sottesi a Il malato immaginario, a mio parere, non hanno assolto a pieno il compito che Molière attribuisce ai suoi testi, cioè divertire.»

Argante nell’immaginario collettivo è diventato simbolo dell’ipocondria, una patologia che porta, credendosi malati senza esserlo, a chiudersi in se stessi e a non avere più rapporti con il mondo esterno. Come spiega Buscemi «il mio malato che vive appartato nel continuo tormento, nell’epilogo troverà una soluzione alle sue problematiche e capirà che la sua malattia è solo una fissazione. Per me è abbastanza facile affrontare questo ruolo, perché Moliere già indica nella sua drammaturgia le caratteristiche interpretative del personaggio e poi io mi sento anche un capocomico, come lui, perché ho la fortuna di dirigere una bella compagnia all’italiana composta di sette attori in un momento in cui, invece, tutto quello che è cultura e non è frivolezza, soffre. Ho la fortuna di portare in tournée una compagnia numerosa grazie al finanziamento di Peccioli, un piccolo comune vicino a Pisa, in cui sono il direttore artistico di un prestigioso Festival 11 Lune da cui transitano i più bei nomi del teatro.»
 

«Oggi la tv condiziona gli spettatori, così anche gli spettacoli teatrali vanno ridotti e adattati, ma io ho voluto conservare e mettere in luce l’aspetto comico di Molière, infatti dieci anni fa ho lavorato in Il borghese gentiluomo, sempre di Molière, con protagonista Giorgio Panariello, comico prettamente televisivo, che proveniva dai trionfi del varietà Torno sabato. La sua interpretazione è emblematica: Giorgio si travasò dalla tv alla recitazione teatrale di Molière, dimostrando che il commediografo francese deve semplicemente divertire; fu un grande successo, una conferma che servono i comici per valorizzare Molière, così anche la mia regia di Il malato immaginario ha una solida cifra comica.»

Andrea Buscemi, che da anni è anche direttore artistico di un’emittente televisiva pisana, ammette: «oggi se vuoi lavorare nello spettacolo, devi  saperti cimentare in tutto,  non puoi permetterti di fare solo teatro, se non a costo di gravi privazioni, anche se io lavorerei  solo in un palcoscenico settecentesco con i palchetti;  ora sono emozionato di recitare al Teatro San Babila di Milano, in cui  non sono mai stato, ma so che recitare lì è  un onore per i teatranti di tutta Italia,  è un pezzo di storia del teatro italiano, infatti quando dico ai miei colleghi che sto per recitare al San Babila, tutti dicono: “Ah! Il San Babila!» Ar.C.