mercoledì 21 marzo 2018

La videointervista alla compagnia di Minchia signor tenente

Nei camerini del teatro San Babila di Milano, la compagnia di "Minchia Signor tenente" in scena fino a domenica 25 marzo vi presenta lo spettacolo e 

vi aspetta a teatro



La video intervista a Natale Russo




sabato 17 marzo 2018

Nicola Pistoia dirige "Minchia Signor Tenente" di Antonio Grosso,


L’attore e regista Nicola Pistoia dirige Minchia Signor Tenente di Antonio Grosso, anche attore in scena con Gaspare Di Stefano Alessandra Falanga Francesco Nannarelli, Antonello Pascale Francesco Stella Ariele Vincenti e Natale Russo. Dal 20 marzo al San Babila


Il testo scritto da Antonio Grosso, seguendo la suggestione dell’omonima canzone di Giorgio Faletti, dedicata alla scorta di Falcone e Borsellino, è una commedia che racconta di una gruppo di carabinieri in un paese della Sicilia e sono costantemente alla prese con i problemi della gente del luogo. All’arrivo di un nuovo tenente scoprono nuovi equilibri e commentano i drammatici fatti di mafia e le stragi di Capaci e di via D’Amelio nel 1992. 

Nicola Pistoia, che attualmente è in tournée con La cena dei cretini di Francis Veber, insieme a Paolo Triestino, racconta come ha conosciuto Antonio Grosso: «mi parlò di Minchia Signor Tenente, Alessandro Longobardi, il direttore artistico del teatro Brancaccio di Roma, che aveva visto lo spettacolo e mi aveva segnalato l’energia e la voglia di fare di una compagnia di giovani; perciò abbiamo deciso di lavorare con loro e ho diretto un nuovo allestimento che ha poi debuttato a Roma, alla Sala Umberto, dieci anni fa, in occasione dell’anniversario della stage di Capaci. Nella costruzione dello spettacolo ho potuto dare suggerimenti ad Antonio Grosso, autore ed attore, abbiamo lavorato sui personaggi, Antonio è stato malleabile, ha capito subito le mie indicazioni registiche e si è affidato alla mia esperienza; in alcuni passaggi invece è stato irremovibile e così abbiamo trovato insieme un compromesso. Ora lo spettacolo è arrivato al decimo anno di tournée, non potevamo prevederlo, ma è stato invece uno spettacolo molto fortunato ed amato dal pubblico, tanto che diventerà anche un film.


Per me è stata una bella esperienza lavorare con una compagnia di giovani. Consiglio a chi vuole intraprendere questo mestiere di non lasciare mai lo studio o il lavoro e proseguire contemporaneamente l’impegno nel teatro, procurandosi una base solida. Oggi è difficile, purtroppo, io ho una figlia che adora cantare, ma studia anche all’Università, quindi tiene una porta aperta in più per il suo futuro. Quando ho iniziato a lavorare in teatro, il mestiere si imparava facendolo: si iniziava con una piccola battuta, poi se avevi talento il regista ti assegnava uno spettacolo più impegnativo, mentre adesso non accade e per i giovani è davvero difficile iniziare e potersi esprimere. Tuttavia, non si devono scoraggiare, ci vuole impegno, costanza, oggi esistono, purtroppo, scuole approssimative e mediocri che li illudono, e questo non fa bene al teatro. Inoltre, il teatro richiede sacrificio perché è un lavoro in cui non ci si arricchisce, quindi bisogna pensare anche alla possibilità di mantenersi, durante gli anni della gavetta, facendo un altro lavoro. In alcuni casi però i sacrifici vengono premiati e una giovane compagnia, come quella di Minchia Signor Tenete, può avere grandi soddisfazioni e vedere premiato il proprio impegno.» Ar.C.



venerdì 16 marzo 2018

"Michia Signor Tenente" di Antonio Grosso al San Babila


Dopo dieci anni di repliche di successo arriva la teatro San Babila, dal 20 marzo, Minchia Signor Tenente di Antonio Grosso, diretto da Nicola Pistoia. Ispirandosi alla celebre e omonima canzone di Giorgio Faletti, dedicata alla scorta di Falcone e Borsellino, Antonio Grosso tratta, sotto forma di commedia, il drammatico tema dei delitti di mafia, visti attraverso lo sguardo di cinque carabinieri di un paese della Sicilia. In scena con Grosso, Gaspare Di Stefano Alessandra Falanga Francesco Nannarelli, Antonello Pascale Francesco Stella Ariele Vincenti e Natale Russo.

 «Un po’ di anni fa, quando ero ragazzo, - racconta Antonio Grosso - mi è venuta questa idea, sentendo la canzone di Faletti che mi ricordava anche alcuni fatti personali, infatti mio padre era maresciallo dell’Arma dei Carabinieri: ho voluto così rendere omaggio all’Arma e alle vittime di mafia, ma in modo divertente. Quando l’ho scritta ero un ragazzo di venticinque anni e lavoravo con alcuni attori a Roma, ma eravamo tutti giovanissimi e non pensavo che il testo avrebbe avuto così tanto successo, infatti questo è il decimo anno di repliche. Sicuramente uno dei motivi del successo deriva dal titolo che ricorda immediatamente la canzone e la sua tematica, ma anche dal fatto che siamo riusciti a far diventare questo spettacolo nazional popolare, e oggi è una impresa difficile. Per me essere sia un autore che un attore a volte aiuta perché sai esattamente come è scritto il personaggio, se pensi solo alla drammaturgia è distraente ma poi ho sentito il bisogno di confrontarmi con il regista e con Nicola Pistoia abbiamo lavorato benissimo, e mi ha guidato anche nella selezione di alcune scene.


Anche se ho trentacinque anni, spesso mi chiedono cosa penso di dire ai giovani che vogliono intraprendere il mestiere di attore o di autore, io sono un giovane che dà consigli ai giovanissimi: devono guardarsi sempre attorno e assimilare qualunque situazione li colpisca: scrivere è un mestiere frutto dell’osservazione diretta, serve a tirare fuori quello che uno ha dentro, ma l’importante è dire qualcosa, anche se uno scrive una commediaccia, non importa, serve come esercizio. Le scuole possono insegnare la struttura per scrivere un testo di teatro o una romanzo, ma tu devi imparare a metterci dentro i contenuti e ad allenarti per imparare a scrivere sempre meglio, anche osservando il mondo circostante. Una maestra di canto che conosco diceva ai suoi allievi che nessuno è stonato, ci può essere chi ha più talento e  chi meno ma bisogna impegnarsi per educare la voce a provare tonalità e modalità nuove. Anche per la scrittura bisogna educare chi scrive perché sia in grado di comporre nuovi testi. Vi aspetto quindi al San Babila per conoscere il mio modo di scrivere e di recitare.» Ar.C.


giovedì 8 marzo 2018

Paola Gassman è una imprenditrice dal cuore d'oro


Paola Gassman è di casa al teatro San Babila, infatti si è esibita sia  con il marito, l'attore Ugo Pagliai, sia recentemente con La vita non è un film di Doris Day scritto da Mino Bellei e diretto da Claudio Bellanti e interpretato con Mirella  Mazzeranghi con la quale ora è in scena in "Tutte a casa". 

Paola Gassman torna al San Babila  fino all’11 marzo con Tutte a casa, una storia di donne, ideale per festeggiare oggi l’8 marzo, ma anche per ricordare sempre le battaglie per i diritti delle donne.
Infatti Paola Gassman è Margherita Colombo, la moglie di un ingegnere che dirige una fabbrica, ma che, partito per la guerra, ha dovuto lasciare la sua fabbrica in difficoltà. Margherita rivela, nel corso dello spettacolo, che voleva studiare e occuparsi dell’azienda della famiglia, ma non ha potuto proprio in quanto donna e perciò considerata non adatta da suo padre. Paola Gassman caratterizza con grinta e determinazione il suo personaggio di donna imprenditrice che, viste le difficoltà della guerra e la necessità delle donne di lavorare, decide di far ripartire la fabbrica ed assumere le donne rimaste a casa che hanno bisogno di guadagnare in assenza dei mariti. Scopre così le storie delle sue dipendenti ed impara ad apprezzale scoprendo anche una forte empatia con loro, Mirella Mazzeranghi la segretaria che diviene amministratore delegato, Paola Tiziana Cruciani, la sindacalista,  Claudia Campagnola, una mamma coraggiosa, Giulia Rupi, una giovane in cerca di un suo collocamento sociale.


Spiega la Gassman: «siamo durate la prima guerra mondiale in un momento in cui le donne devono assumersi responsabilità e lavorare, ma tutto è raccontato in chiave di commedia, anche se la guerra incombe, ma il divertimento scaturisce dall’interazione tra i personaggi e le loro differenti personalità.»
 Nel video: il cast di  "Tutte a casa" racconta lo spettacolo


lunedì 5 marzo 2018

Paola Tiziana Cruciani sindacalista agguerrita in "Tutte a Casa"


Paola Tiziana Cruciani è una sindacalista agguerrita in Tutte a Casa, diretto da Vanessa Gasbarri, in scena con Paola Gassman, Mirella Mazzeranghi, con Claudia Campagnola, Giulia Rupi dal 6 all’11 marzo 2018 al Teatro San Babila di Milano.


La romana Paola Tiziana Cruciani, dopo i successi al cinema e in tv, torna sempre volentieri in teatro, come con Tutte a Casa, con la regia di Vanessa Gasbarri, in cui è una sindacalista, Comunarda in una fabbrica gestita da donne, mentre gli uomini si trovano in guerra durante il primo conflitto mondiale.

«Il testo è molto interessante – racconta la Cruciani - parla del momento in cui, durante la prima guerra mondiale, le donne prendono in mano il paese in una fase molto importante, non solo per il nostro paese, infatti, per esempio, in Francia e nel Regno Unito agiscono le suffragette, che si battono per il diritto di voto delle donne. Anche  in altri paesi le donne fanno passi da giganti, anche se poi in Italia, durante il ventennio fascista, perdono le conquiste ottenute. Il nostro spettacolo è ambientato all’interno di una fabbrica, io faccio la capopopolo, la sobillatrice, sono madre di un operaio, partito per la guerra che poi non tornerà. Mi presento alla signora Margherita Colombo, interpretata da Paola Gassman, la moglie del proprietario della fabbrica, arruolato al fronte; la donna con coraggio ed energia prende così il posto del marito nella direzione. Mi chiamo Comunarda, per sottolineare le mie idee socialiste, da seguace di Anna Kuliscioff, e difendo i diritti delle colleghe operaie, dicendo che noi donne vogliamo tenere in piedi la fabbrica; ho un accento emiliano, poiché gli emiliani dicono “rivoluzione” in un modo unico, anche se il testo è ambientato a Milano.  Il mio è un personaggio molto comico, infatti ricopro il ruolo di caratterista nella commedia. 

Tra di noi attrici andiamo molto d’accordo, quando siamo andate in tournée vicino a Roma abbiamo sempre viaggiato tutte insieme sulla mia pandina. Ora dopo tanta tv mi dedico con gioia al teatro, perché faccio una affermazione che mi rende impopolare: io lavoro nelle fiction, ma le guardo raramente, guardo  Sky, Netflix, perché voglio imparare nuove tecniche e su tali canali trovo fiction di qualità. In Italia siamo ancora più indietro degli altri paesi per la scrittura e per l’innovazione, per noi l’ultima innovazione  risale a  The young pope, altrimenti facciamo sempre le stesse cose: i produttori dicono “questo funziona, non cambiamolo” ma così non ci trasformiamo mai.   Noi italiani siamo professionisti, ma la fiction più esportabile è Montalbano, saremmo bravissimi, ma non facciamo cose all’altezza della nostra bravura, non abbiamo lo spirito per dire "proviamoci", andiamo sempre sul sicuro ed quello che rovina il nostro mestiere. Per fortuna in teatro è diverso e una nuova drammaturgia che si sta affermando porta novità e offre anche nuovi ruoli per le donne.» Ar.C.

Guardate il video del cast di Tutte a casavi aspettiamo al San Babila


sabato 3 marzo 2018

Mirella Mazzeranghi donna indipendente durante la Grande Guerra


Un cast tutto al femminile dal 6 all’11 marzo 2018 al Teatro San Babila: Paola Gassman, Mirella Mazzeranghi, Paola Tiziana Cruciani e con Claudia Campagnola, Giulia Rupi in Tutte a Casa, diretto da Vanessa Gasbarri.


Mirella Mazzeranghi, noto volto televisivo e cinematografico, oltre ad aver lavorato per molto tempo in teatro in numerose produzioni sia con lo Stabile di Bolzano, sia in festival internazionali, costituisce anche una compagnia insieme a Paola Gassman, ed è già stata al San Babila con un altro grande successo, La vita non è un film di Doris Day. Ora, anche in concomitanza con la festa della donna, insieme alle quattro attrici, porta in scena, Tutte a casa, ambientata durante la prima guerra mondiale, quando le donne, poiché gli uomini si trovavano al fronte, si sono rimboccate le maniche e hanno iniziato a lavorare, in modo assiduo, nelle fabbriche e in altri luoghi, al posto dei mariti arruolati, oltre ad occuparsi della casa e dei figli. Racconta Mirella Mazzeranghi: «L’idea di Tutte a casa è nata un paio di anni fa, perché Franca De Angelis ha chiesto a me, a Paola Gassman e alla nostra amica e collega Lidia Biondi (che purtroppo non c’è più), se eravamo interessate  a dare vita a queste donne coraggiose durante la guerra del 1915-18,  raccontando le loro esperienze in chiave di commedia. Il testo ci è piaciuto molto, già dall’idea iniziale; poi abbiamo conosciuto la regista Vanessa Gasbarri, e altre attrici  si sono unite a noi, Paola Tiziana Cruciani, Claudia Campagnola, Giulia Rupi con le quali abbiamo costituito una troupe agguerritissima di donne.

Il mio personaggio, a differenza degli altri, è una donna che lavorava già, in una società, prima della guerra, aveva autonomia e indipendenza, così in questa nuova veste vengono riconosciute le sue qualità imprenditoriali e subisce una evoluzione importante: infatti verrà nominata amministratrice della stessa società, rivelando risvolti e spunti anche divertenti e comici.
Siamo molto contente di tornare a Milano, dopo l’ottima accoglienza che abbiamo ricevuto con La vita non è un film di Doris Day, quindi ci aspettiamo che l’accoglienza sia calorosa anche per questo nuovo spettacolo.  Inoltre ci troviamo molto bene con Marco Vaccari e con la nuova gestione del San Babila. Tra noi attrici siamo molto affiatate, ci divertiamo insieme e andiamo d’amore e d’accordo, ognuna tira fuori particolari chiavi interpretative, abbiamo rapporti positivi, e ne esce una bella energia che dal palcoscenico arriva alla platea.» Ar. C.