lunedì 31 ottobre 2016

Il thriller teatrale di Benvenuti

Alessandro Benvenuti ritorna dall’8 al 13 novembre 2016 al Teatro San Babila di Milano, con il suo testo Chi è di scena, in cui recita, insieme a Paolo Cioni e a Maria Vittoria Argenti.


 
Da anni Benvenuti si dedica a un nuovo genere teatrale, il thriller in teatro, creando spettacoli in cui, attraverso colpi di scena, tiene gli spettatori con il fiato sospeso fino all’ultimo: dopo Due gocce d’acqua e Un comico fatto di sangue, in Chi è di scena, si assiste al mistero di un attore che da cinque anni è sparito nel nulla, finché un suo fan lo rintraccia e, tramite un’intervista, che rivelerà molte sorprese per gli spettatori, gli fa raccontare quello che è accaduto e il motivo per cui egli si è allontanato volontariamente dalle scene, mentre una giovane e misteriosa donna assiste in silenzio alla conversazione.

Alessandro Benvenuti spiega come è nato il suo interesse per il giallo, collegandolo al teatro: «Il thriller e il giallo sono la mia seconda passione, dopo il teatro: così, quando  posso, unisco i due generi, ma è difficile e affascinante farli funzionare drammaturgicamente, cioè evitare che siano in contrapposizione e che uno sovrasti l’altro, così è una scommessa che, tuttavia, mi stimola e mi porta a provare nuove strade. Chi è di scena è scaturito dall’incontro con Paolo Cioni, che ho conosciuto sul set della serie televisiva Sky I delitti del BarLume; dal desiderio di lavorare insieme è nato il mio nuovo testo, pensato per Cioni, giovane attore molto talentuoso che mi ha subito colpito; nello spettacolo Paolo intervista un uomo di teatro fuggito dalle scene e che, per la prima volta, accetta di parlare di sé, dopo un lungo silenzio. Oggi assistiamo a tanti episodi di cronaca nera, che spesso ci sconvolgono, ma nel mio testo, anche se non voglio rivelare nulla sul finale, per non togliere la sorpresa agli spettatori, posso dire che Chi è di scene è un inno all’amore e un inno al teatro che spesso, tra le arti dello spettacolo, viene considerato un genere minore, il mio così diventa anche un grido di dolore.»

Alessandro Benevenuti, che si è dedicato anche per molto tempo al cabaret, fin dai tempi dei Giancattivi, esprime un parere positivo sui giovani comici di oggi che si esibiscono dal vivo e in televisione: «ogni epoca ha i suoi attori che rispondono ai bisogni del tempo in cui viviamo, oggi si esibiscono comici interessanti e bravissimi che utilizzano il linguaggio dei social e della televisione, usando così il nuovo linguaggio. Bisogna però parlare con il cuore al cinema, in tv, in teatro e in tutti i generi di spettacolo: ritengo, infatti, che l'attore  debba raccontare una storia, come richiede il senso del nostro lavoro, come è la funzione del teatro, motivo per cui anche oggi hanno successo le storie di Shakespeare che contengono archetipi sempre validi. Anche attraverso la comicità possiamo trasmettere messaggi, si pensi per esempio ai film di Buster Keaton, ricchi di riflessioni e di contenuti, così anche oggi chi fa il nostro mestiere deve dimostrare come usare il proprio talento. Io, come regista di teatro, in questi anni ho incontrato moltissimi giovani in gamba, come Cioni e come Maria Vittoria Argenti, che ho scelto attraverso diversi provini. Mi  sono accorto che fra i giovani, al giorno d’oggi, esiste un'ottima qualità: la maggior parte dei ragazzi hanno voglia di impegnarsi e ne sono contento, dato che ho tre figlie giovani e dieci nipoti.»

Un attore come Benvenuti, che viaggia spesso per lavoro, conosce bene le varie tipologie di pubblico italiano e in particolare quello milanese di cui dice: «sono sempre stato critico verso Milano,  mentre ora mi sento a casa mia; Milano ha fatto un salto di qualità,  si è verificata una rinascita, come dicono anche le statistiche e  giornalisti, sarà stato l'effetto internazionale dell'Expo. E' sempre un piacere esibirsi a Milano con un pubblico esigente e preparato come anche quello del Teatro San Babila, dove sono stato anche anni fa e in cui sono molto contento di tornare.» Ar.C.


martedì 25 ottobre 2016

Davide Anzalone racconta il suo Arlecchino

Davide Anzalone in scena al Teatro San Babila, insieme alla giovane compagnia Cantina Rablè, racconta il suo Arlecchino servitore di due padroni con la regia di Carlo Boso

Guardate le videointerviste:

Il mio Arlecchino sul palco del San Babila

Il teatro mi ha salvato!

Le video interviste al regista di Arlecchino Carlo Boso

una foto delle prove con il maestro Boso
che dà indicazioni alla compagnia

Il regista Carlo Boso, maestro della scena e studioso della Commedia dell'arte,  ci racconta, alla fine della prove di Arlecchino servitore di due padroni in scena al Teatro San Babila  con la Cantina Rablè, fino al 30 ottobre il suo allestimento pensato anche per i giovani spettatori.

Guardate le video interviste:

L'attualità della Commedia dell'Arte

Arlecchino da Goldoni al dopoguerra

Arlecchino riscritto per i giovani




venerdì 21 ottobre 2016

Un Arlecchino reduce dalla campagna di Russia apre la stagione del Teatro San Babila


 

 

Apre la stagione del Teatro San Babila Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, con la regia e drammaturgia di Carlo Boso,  uno degli attori della celebre edizione di Giorgio Strehler.


Nella produzione della Compagnia Cantina Rablé, dal 25 al 30 ottobre, sono in scena David Anzalone (Arlecchino), Francesca Berardi (Jessica), Marco Chiarabini (Brasco), Erika Giacalone (Beatrice Vizzini), Teo Guarini (Onorevole Roma), Andrea Milano (Silvio Roma), Michele Pagliaroni (Lucky Lucania), Arianna Primavera (Clarice Bagnasco) e Guido Targetti (Bagnasco).

La compagnia Cantina Rablé, nata a Senigallia nel 2013 e attiva nella diffusione del teatro popolare italiano, si misura dal 25 ottobre 2016 al San Babila di Milano con una nuova edizione del celebre Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, con la regia e la drammaturgia di Carlo Boso, esperto della Commedia dell’Arte, che aveva anche recitato nella compagnia dell’Arlecchino di Giorgio Strehler e ora dirige l’Académie Internationale des Arts du Spectacle di Versailles.

Il protagonista è David Anzalone, un Arlecchino, che, reduce dalla campagna di Russia, si ingegna come è nelle caratteristiche della tradizione teatrale, ma vive nell’Italia del dopoguerra, tra mafiosi, politici e imprenditori corrotti.
David Anzalone con ironia e determinazione recita affrontando la sua disabilità e afferma: «ho scelto Arlecchino anche per lavorare sulla tematica di teatro e handicap, per parlare di diversità, utilizzando un classico come Arlecchino; da tempo lavoriamo a questo spettacolo con l’obbiettivo di valorizzare in Italia il teatro popolare, ma abbiamo voluto vedere come si poteva trattare questo testo, ambientandolo in epoca più contemporanea. L’idea del soggetto, che è mia e di Michele Pagliaroni, è nata dall’esigenza di parlare dell’Italia, il nostro paese che amiamo e odiamo nello stesso tempo. Abbiamo così voluto indagare sull’epoca in cui è nata la Repubblica, valorizzando i semi della società in cui anche noi viviamo.  Infatti ambientare Arlecchino nel periodo della ricostruzione post bellica, è finalizzato a descrivere il desiderio di creare un paese diverso, ma per poi scoprire che è purtroppo uguale a tanti altri: infatti Arlecchino è un reduce che torna in Italia e crede che il suo paese sia ora davvero diventato democratico e popolare, invece diviene vittima di nuovi e terribili “padroni”, come la mafia e la corruzione di potenti e politici. Il testo goldoniano è stato totalmente riscritto, dato che cambiano il linguaggio, le motivazioni e per la nostra compagnia è un onore essere diretti da Boso che ha scritto anche la drammaturgia.»
Nello spettacolo, come nella Commedia dell’Arte, viene utilizzato anche il dialetto, ma sottolinea Anzalone: «sul dialetto sussiste spesso un fraintendimento di base, anche Eduardo de Filippo faceva teatro dialettale; infatti il dialetto è una lingua che, oltre ad essere  musicale, deriva direttamente dalla radice del popolo, ma il problema  è che spesso viene usato per contenuti solo comici e di poco conto o viene  relegato nel mondo dilettantistico e folcloristico; la nostra compagnia, con il Centro Teatrale Centro Teatrale Senigalliese, invece è  nata proprio come impresa culturale per tenere in vita il teatro popolare ma non folcloristico e vedendo il nostro spettacolo al San Babila ve ne renderete conto.» Ar.C.
 

 

 

 

 

domenica 29 maggio 2016

La nuova stagione

La nuova stagione del Teatro San Babila sta per iniziare.

Seguiteci, troverete interviste e video inediti dei protagonisti...



 

domenica 8 maggio 2016

Le video interviste alle attrici di "La vita non è un film di Doris Day"

Le attrici  PAOLA GASSMAN, MIRELLA MAZZERANGHI,  PAOLA ROMAN presentano i loro personaggi di  LA VITA NON È UN FILM DI DORIS DAY di Mino Bellei in scena al Teatro San Babila fino al 15 maggio 2016


 

Guardate i video:

Paola Gassman:

Amalia, il mio personaggio controcorrente

Mirella Mazzeranghi:

La mia Angiolina

Paola Roman:

Amalia, eccentrica attrice

venerdì 6 maggio 2016

Mirella Mazzeranghi, insieme a Paola Gassman e Paola Roman, da stasera al San Babila



Da stasera al Teatro San Babila “La vita non è un film di Doris Day” di Mino Bellei, con la regia di Claudio Bellanti con Paola Gassman, Mirella Mazzeranghi e Paola Roman.




martedì 3 maggio 2016

Paola Gassman, la signora della scena, al San Babila dal 6 al 15 maggio 2016


 
 
 
 

Paola Gassman, figlia di Vittorio Gassman e di Nora Ricci, è una habitué del Teatro San Babila, in cui è di casa, sia in passato con il marito Ugo Pagliai, sia ora con le attrici Mirella Mazzeranghi e Paola Roman in una commedia amara scritta da Mino Bellei, La vita non è un film di Doris Day, infatti afferma: «sono molto legata al San Babila, ci sono stata molto volte, per me Milano è rappresentata dal San Babila, un teatro centrale come posizione e ricco di umanità in cui incontri un pubblico affezionato, con una programmazione  giusta  e consapevole, fatto non comune oggi.»

In La vita non è un film di Doris Day si racconta di tre donne sole che si incontrano sempre a Natale, raccontandosi le loro solitudini e dimostrando come la vita quotidiana della maggior parte delle persone non sia come quella raccontata nelle commedie americane interpretate dall’attrice Doris Day. «Il tema della vecchiaia –dice la Gassman -  è trattato in chiave comica, si assiste allo scontro fra tre personalità forti, che, durante il consueto ritrovo natalizio, rivelano tante verità della loro vita nascoste prima. Il mio personaggio  irriverente, una zitella ricca, ma molto egoista, afferma “io dico sempre la verità” ma che è sgradevole per gli altri. Le tre amiche hanno bisogno l’una dell’altra, poiché ognuna porta il peso della propria solitudine familiare, una ha un figlio che non la chiama mai, l’altra ha una mamma molto anziana a carico, quindi, pur litigando, non possono fare a meno l’una dell’altra poiché stare insieme è il loro momento di svago. È una vera commedia in cui si ride molto, ma anche con amarezza, così è una risata utile poiché denuncia le
problematiche delle donne anziane sole che hanno bisogno di ritrovarsi. Noi attrici viviamo questa situazione in scena sentendola nostra, dato che la nostra età è vicina a quella dei nostri personaggi. Noi crediamo molto in questo testo, infatti siamo anche diventate produttrici dello spettacolo.»



 
Nella sua lunga carriera di attrice teatrale Paola Gassman ha lavorato con grandi registi  come Luca Ronconi, prendendo parte alla storica messa in scena di Orlando furioso,  Massimo Castri, Luigi Squarzina, ha costituito poi compagnia con suo marito Ugo Pagliai e ora sottolinea come fare teatro oggi sia differente dal passato:  «sia i Teatri Stabili, ora Teatri Nazionali, sia le compagnie private non organizzano più lunghe tournée. Io ed Ugo siamo sempre stati scelti da registi e produttori per uno spettacolo che faceva tutta la stagione teatrale, ora invece bisogna organizzarsi tenendo nel cassetto diversi spettacoli pronti e proporli; per noi, che eravamo abituati ad essere guidati o dal regista o dal produttore, è una nuova avventura, anche divertente, poiché ci si cimenta anche nell’aspetto organizzativo, è dunque un nuovo modo di lavorare. Per esempio, oltre a “La vita non è un film di Doris Day”, lavoro con Pietro Longhi in “Maigret al Liberty Bar” con la regia di Silvio Giordani, in “Il balcone di Golda” di William Gibson su Golda Meir con le musiche di Luis Bacalov, prenderò parte alla rassegna “Una stanza tutta per lei” al Teatro Due di Roma, così compongo un anno lavorativo. Ora mi piace cambiare, mi piace l’idea di scegliere e di proporre, è una nuova modalità, ora anche i giovani se vogliono lavorare devono darsi da fare in prima persona, poi chissà   speriamo si ritoni a  un periodo più calmo e più redditizio.»


Nel 2007 Paola Gassman ha scritto il libro Una grande famiglia dietro le spalle (Marsilio editore), in cui racconta la sua famiglia d’arte, risalendo indietro nel tempo e rievocando le affascinanti storie delle compagnie teatrali: infatti parla oltre che di suo padre Vittorio, anche di sua madre, Nora Ricci, figlia di Renzo Ricci, sposato con l’attrice Margherita Bagni, nata in una famiglia di artisti, e che aveva lavorato con Ermete Zacconi. Infatti Paola Gassman afferma: «volevo scrivere della mia famiglia, di mio padre, che tutti conoscono grazie anche al cinema, ma anche dei grandi attori che sono stati mia mamma, i miei nonni, i miei bisnonni, che hanno lavorato solo in teatro. Volevo farli conoscere al grande pubblico ed è stato proprio mio papà quando ha scritto la sua autobiografia a dirmi “a te il compito di raccontare quella parte di famiglia che io non ho potuto raccontare.” Così io ho fatto un bellissimo viaggio, un amarcord che mi ha permesso di capire quello che sono io oggi e di scoprire che ho avuto una famiglia strana, ma straordinaria.»  Ar. C.

domenica 24 aprile 2016

Le video interviste ai protagonisti di Medea al San Babila: Barbara De Rossi e Francesco Branchetti

Abbiamo incontrato prima del debutto i protagonisti di Medea: l'attrice Barbara De Rossi e l'attore e regista Francesco Branchetti.



Guardate le loro video interviste cliccando qui: 

Barbara De Rossi è Medea

Francesco Branchetti spiega la tradizione scenica di Medea e presenta i personaggi


venerdì 22 aprile 2016

Da stasera al San Babila: Francesco Branchetti dirige Medea con Barbara De Rossi

Dirigere Medea oggi:
il regista e attore Francesco Branchetti
spiega l’attualità dei classici





Francesco Branchetti, attore e regista, porta in scena, al Teatro San Babila di Milano, dal 22 aprile al 1 maggio, la drammatica storia di Medea nella versione di Jean Anouilh, uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, nella traduzione di Giulio Cesare Castello.




Branchetti racconta: «da tempo avevo il sogno e il progetto di portare in scena Medea, poiché secondo me è un’occasione per proporre al pubblico contemporaneo l’indagine psicologica di Anouilh dei personaggi che dal mito classico di Euripide arrivano fino a noi. Quando abbiamo debuttato nella splendida cornice del Teatro Romano di Ostia antica abbiamo percepito l’emozione che il dramma di Medea - tradita da Giasone e matricida dei propri figli per punirlo – suscita negli spettatori. Il mito di Medea è intramontabile, oltre ad Euripide ed Anouilh, ne hanno parlato scrittori e poeti di ogni epoca, così sognavo di portarlo in scena da tempo. Quando Barbara De Rossi ha aderito al mio progetto, ho potuto realizzare il mio desiderio, dato che la Medea di Anouilh aveva avuto un unico allestimento di rilievo nel 1966 con la regia di Giancarlo Menotti e con protagonista Anna Magnani. Barbara De Rossi, che è tornata in teatro proprio per questo spettacolo, è l’interprete giusta sia dal punto di vista tecnico sia per il pathos che suscita, infatti è una attrice di grande generosità che lavora con irripetibile dedizione e impegno.»
La vicenda di Medea, che uccide i suoi figli per vendicarsi di Giasone (interpretato dallo stesso Branchetti), che sta per sposare la giovane Glauce, è ancora oggi tragicamente attuale nelle tante storie di matricidi: «il pubblico infatti rimane molto colpito – prosegue il regista - da quanto un testo di origine classica proponga una vicenda dei nostri giorni, così che il teatro diviene specchio dei tempi. Le musiche, pensate appositamente per lo spettacolo dal maestro Pino Cangialosi contribuiscono a mantenere la tensione e ad evocare i sentimenti estremi di Medea.» Ar. C.

lunedì 18 aprile 2016

Dal 22 aprile al 1 maggio, Barbara De Rossi è Medea al San Babila

Al Teatro San Babila di Milano dal 22 aprile al 1 maggio, l’attrice cinematografica e televisiva Barbara De Rossi che torna in teatro,  da cui mancava dal 1996 quando aveva recitato con Marco Columbro in L’anatra all’arancia, una commedia brillante.

 
Spiega la sua decisione di ritornare in teatro con una tragedia di matrice classica: «Medea nella versione di Jean Anouilh, è una donna molto moderna con un linguaggio efficace; ha una potenza tragica e drammatica fortissima con una grande possibilità espressiva, motivi per i quali ho scelto questo personaggio. Jean Anouilh è un autore del Novecento che ha riscritto il mito classico con un linguaggio moderno: io considero Medea una donna che ha vissuto un amore sbagliato, totale, assoluto, oltre ogni immaginazione. Medea uccide per Giasone, ma poi viene ripudiata poiché per interessi di stato Giasone deve sposare un’altra. Nella mia interpretazione metto in luce il senso di rifiuto che prova e quindi la sua sofferenza e la sua solitudine, finché non arriva a progettare il terribile piano di uccidere i suoi figli per punire l’amato.  Nella regia di Branchetti esplode in modo forte la volontà di vendetta e appaiono evidenti le arti magiche che la donna tradita vuole utilizzare per vendicarsi. Medea è un personaggio feroce, forte che affronta il male con disperazione e rabbia.»
 

Barbara De Rossi ha interpretato numerosi sceneggiati televisivi tra cui Storia d'amore e d'amicizia di Franco Rossi, e la Piovra diretta da Damiano Damiani con Michele Placido e ha recitato in moltissimi film, tra cui Così come sei e La cicala con la regia di Alberto Lattuada, si è esibita anche nei reality come Notti sul ghiaccio e Ballando con le stelle. Dice: «la televisione è sempre una forma di intrattenimento gradito al pubblico, anche se ci sono fiction belle e altre meno belle, ho provato anche quei reality in cui ho potuto mettermi alla prova o imparare qualcosa, come Ballando con le stelle poiché saper muovere bene il corpo è importante per un’attrice, ma anche Notti sul ghiaccio è stata una sfida che mi ha lasciato qualcosa. Ultimamente ho partecipato a sei corti che raccontano l’abbandono, la serie si intitola Dirsi addio e sarà tra poco nelle sale; inoltre mi rivedrete in Il bello delle donne e in Amore criminale, ma per il momento, l’adrenalina che mi trasmette il pubblico teatrale mi dà molte emozioni. Infatti in tv e al cinema alle donne di cinquanta e cinquantacinque anni vengono offerti solo ruoli stereotipati, viene dato poco spazio alle donne che hanno già maturato un’esperienza, questo è avvilente, invece nel teatro ci vengono affidati ruoli molteplici.» Ar. C.

sabato 9 aprile 2016

"Ciò che vide il maggiordomo" tra l’ironia di Wilde e il vaudeville di Feydeau

Dopo il debutto di ieri della Compagnia Teatro San Babila in Ciò che vide il maggiordomo di Joe Orton, con la regia di Marco Vaccari, in scena  fino al 17 aprile,  Enzo Giraldo, attore teatrale, televisivo e cinematografico, presentatore, si racconta.



Giraldo intrepreta il Dottor Prentice che nel suo studio psichiatrico vede sfilare una serie di divertenti personaggi: un’apprendista segretaria (Gloria Anselmi), la moglie nevrotica (Sonia Grandis), un ispettore sanitario (Francesco Parise), un maldestro fattorino d’albergo (Daniele Crasti), un poliziotto che indaga sulle stranezze della clinica (Gianni Lamanna).
Diplomatosi all’Accademia dei Filodrammatici e storico collaboratore del Teatro San Babila, Enzo Giraldo aveva già interpretato lo stesso ruolo nel primo allestimento della pièce diretto da Vaccari diciotto. Spiega quindi la comicità del drammaturgo inglese Orton, un autore “arrabbiato” che compisce il pubblico con le sue commedie “nere”: «Orton propone un teatro divertente, ma aggressivo, diverso dalla drammaturgia classica italiana, infatti è stato poco rappresentato dalle grandi compagnie in Italia. La sua comicità è a metà tra l’ironia di Oscar Wilde e il vaudeville di Feydeau, ma contiene la rabbia degli anni ‘60 mossa dalla coscienza molto forte dei giovani che animeranno la contestazione del ‘68. Orton mantiene l’effetto paradossale della situazione che propone con scambi di identità, equivoci, finalizzati a illustrare la non normalità; infatti viene messa in discussione la mentalità borghese della quale vengono rovesciati i punti di vista tradizionali.»

Giraldo sottolinea anche l’utilità di mettersi in discussione nella società contemporanea di oggi, seguendo il suggerimento della scrittura di Orton: «Oggi siamo abituati a un pensiero comune, evidenziato dai social in cui si deve apparire a tutti i costi con un pensiero omologato, evidenziato da chi urla più forte; invece Orton offre la possibilità di un pensiero diverso, più autonomo: nel nostro spettacolo attraverso una agnizione finale dei personaggi, che ricompongono il nucleo della famiglia tradizionale ma  dopo averne contestato e distrutto i luoghi comuni, si ricompone l’equilibrio. Cambiare punto di vista diviene così un’operazione aperta, illuminante che aiuta e alla fine tranquillizza lo spettatore, mostra che alla fine la famiglia, dopo essersi messa in discussione, ritorna, con più efficacia, ad essere parte fondamentale della nostra società.»
 Giraldo, cha ha lavorato con molti registi e attori -  tra i quali Dario Fo & Franca Rame, Andrèe Ruth Shammah, Franco Parenti, Peppino Patroni-Griffi, Mariano Rigillo, Vittorio Caprioli, Ilaria Occhini e Valeria Moriconi - racconta come è nata la sua passione per lo spettacolo: «dopo gli studi superiori, ho lavorato in radio in Veneto dove abitavo, poi ho iniziato un percorso di attore, seguendo alcuni laboratori teatrali con Marco Paolini, attore già allora di grande energia e di forte volontà che sondava nuovi modi di fare teatro prima con il corpo poi attraverso il teatro di narrazione; poi ho lavorato con alcune compagnie amatoriali e mi sono diplomato all’Accademia dei Filodrammatici e dall’84 faccio questo mestiere nelle varie forme: teatro, televisione, cinema. Lavoro con la voce, faccio formazione con le aziende sono un presentatore, utilizzo anche molto il microfono, sperimentando così modalità interpretative differenti. Formarsi in una scuola di teatro come l’Accademia dei Filodrammatici, che esiste da più di duecento anni, è stato fondamentale, mi ha dato molto, sia come uomo sia come professionista. Per fare questo mestiere la curiosità e l’umiltà sono fondamentali, ti devi mettere in ascolto con un atteggiamento non arrogante, aperto ai cambiamenti e alle meravigliose suggestioni di questo affascinante mestiere.» Ar.C.

sabato 2 aprile 2016

Andrea Schiavi, aiuto regista di Marco Vaccari presenta lo spettacolo

 

 

A pochi giorni dal debutto dell'8 aprile, Andrea Schiavi, storico collaboratore del Teatro San Babila e aiuto regista di Marco Vaccari per Ciò che vide il maggiordomo presenta lo spettacolo:

Cliccate su  la comicità secondo Orton

Ascoltate il racconto della sua esperienza al San Babila: io e il San Babila

venerdì 25 marzo 2016

Il video della Compagnia Teatro San Babila -debutto 8 aprile -

La Compagnia Teatro San Babila vi invita a teatro dall'8 al 17 aprile con CIÒ CHE VIDE IL MAGGIORDOMO di Joe Orton con la regia di Marco Vaccari.



Guarda il video, cliccando su: Vi aspettiamo a teatro

domenica 20 marzo 2016

Dall'8 al 17 aprile la nuova produzione del Teatro San Babila - le videointerviste -


La Compagnia Teatro San Babila

debutta l'8 aprile in CIÒ CHE VIDE IL MAGGIORDOMO di Joe Orton

con la regia Marco Vaccari.


 
In anteprima, le video interviste realizzate durante le prove agli attori della commedia Ciò che vide il maggiordomo. La commedia è ambientata in  un ospedale psichiatrico in cui  si intrecciano le vicende di sei personaggi alla ricerca della propria identità tra divertenti sketch e colpi di scena. La regia è di Marco Vaccari, direttore artistico del Teatro San Babila.
Di seguito  i protagonisti e le loro autopresentazioni:
 
Dottor Prentice FRANCESCO PARISE, lo psichiatra responsabile della clinica

Chi è il  Dottor Prentice ?


 
 
 
 

Geraldine Barclay GLORIA ANSELMI, una giovane segretaria e Nicholas Beckett DANIELE CRASTI

Le loro videointerviste: dal palco durante le prove ci presentiamo



 





La Signora Prentice SONIA GRANDIS, moglie dello psichiatra direttore della clinica

I segreti della signora Prentice: Sonia Grandis

 

 
 
 
Dottor Rance ENZO GIRALDO, il supervisore del ministero mandato a controllare l’operato del collega psichiatra

 Guardate la videointervista: Enzo Giraldo



 
 
 
 
 
 
 
Sergente Match GIANNI LAMANNA,  un sergente di polizia che indaga sulla scomparsa dei frammenti di una statua di Winston Churchill

La sua autopresentazione: La polizia indaga


mercoledì 16 marzo 2016

I video di Corrado Tedeschi protagonista di Volpone fino al 20 marzo


L'attore Corrado Tedeschi in scena al Teatro San Babila fino al 20 marzo presenta Volpone.

Guarda i video realizzati sul palcoscenico poco prima della messinscena,  cliccando su:  


Vi aspetto in teatro

I costumi di Volpone

L'attualità di Volpone


giovedì 10 marzo 2016

Corrado Tedeschi al Teatro San Babila dall'11 al 20 marzo


Corrado Tedeschi: dal teatro alla televisione e viceversa
 
 

In scena al Teatro San Babila di Milano dall’11 al 20 marzo, l’attore e conduttore televisivo  Corrado Tedeschi in Volpone di Ben Jonson, con la regia di Cristiano Roccamo, una divertente commedia degli equivoci di ispirazione plautina, tesa a denunciare i malcostumi della società.


«Mi ha molto colpito l’attualità di un testo scritto all’inizio del 1600 che denuncia l’avidità delle persone che per denaro sono disposte a tutto, a vendere la propria moglie o a comprarla -  dice Corrado Tedeschi -  Il mio personaggio, Volpone, con l’aiuto del suo servo Mosca (Mimmo Padrone) finge di essere in punto di morte, così molti, i suoi probabili futuri eredi, si precipitano a portargli doni per ingraziarselo, ma sperando che muoia presto per ereditare i suoi beni. Arrivano così Voltore (Jacopo Costantini), Corbaccio (Mauro Eusti) e Corvino (Massimo Boncompagni) tra loro tramano per avere la meglio gli uni sugli altri. I riferimenti alla cupidigia dei nostri giorni sono moltissimi, così io alla fine dello spettacolo, mi intrattengo con il pubblico e dico “avete visto che gente misera nel 1600: avvocati che fanno condannare uomini ingiustamente, uomini che comprano e vendono donne, per fortuna oggi non ci sono più queste miserie!” Il pubblico ride e, divertendosi, si sofferma a riflettere su come cambino i tempi, ma i vizi degli uomini siano sempre gli stessi!»

 

Corrado Tedeschi, oltre che alla televisione, si dedica con passione al teatro, suo grande interesse da quando ha iniziato la sua carriera nello spettacolo, all’accademia del Teatro Stabile di Genova. Spesso recita in teatro come nel recente monologo L’uomo che amava le donne, mentre ora con Volpone recita in una commedia da lui definita “corale”. Prosegue Tedeschi a sottolineare come il teatro sia sempre stato importante nella sua vita: «Mi piace alternare tv e teatro; ho sostenuto il mio primo provino davanti al grande Luigi Squarzina allo Stabile di Genova, con il rischiosissimo monologo di Marcantonio, (dal Giulio Cesare di Shakespeare): me lo ha fatto ripetere due o tre volte, e poi mi ha scritturato. La televisione soprattutto mi ha dato tanta popolarità e quando chi mi riconosce, viene a vedermi a teatro, mi rende contento perché sono canali comunicanti.  Amo il pubblico di Milano e sono stato tante volte al Teatro San Babila  e ora con la nuova gestione di  ragazzi bravissimi, sono sicuro che tornerà allo splendore del passato. Ar.C.

 

 

 

 

mercoledì 24 febbraio 2016

Barbara De Rossi al San Babila con Medea di Anouilh dal 22 aprile 2016 al 1 maggio


 

Ritorna in scena al Teatro San Babila di Milano dal 22 aprile al 1 maggio, l’attrice cinematografica e televisiva Barbara De Rossi che torna in teatro,  da cui mancava dal 1996 quando aveva recitato con Marco Columbro in L’anatra all’arancia, una commedia brillante.

 
Spiega la sua decisione di ritornare in teatro con una tragedia di matrice classica: «Medea nella versione di Jean Anouilh, è una donna molto moderna con un linguaggio efficace; ha una potenza tragica e drammatica fortissima con una grande possibilità espressiva, motivi per i quali ho scelto questo personaggio. Jean Anouilh è un autore del Novecento che ha riscritto il mito classico con un linguaggio moderno: io considero Medea una donna che ha vissuto un amore sbagliato, totale, assoluto, oltre ogni immaginazione. Medea uccide per Giasone, ma poi viene ripudiata poiché per interessi di stato Giasone deve sposare un’altra. Nella mia interpretazione metto in luce il senso di rifiuto che prova e quindi la sua sofferenza e la sua solitudine, finché non arriva a progettare il terribile piano di uccidere i suoi figli per punire l’amato.  Nella regia di Branchetti esplode in modo forte la volontà di vendetta e appaiono evidenti le arti magiche che la donna tradita vuole utilizzare per vendicarsi. Medea è un personaggio feroce, forte che affronta il male con disperazione e rabbia.»
 

Barbara De Rossi ha interpretato numerosi sceneggiati televisivi tra cui Storia d'amore e d'amicizia di Franco Rossi, e la Piovra diretta da Damiano Damiani con Michele Placido e ha recitato in moltissimi film, tra cui Così come sei e La cicala con la regia di Alberto Lattuada, si è esibita anche nei reality come Notti sul ghiaccio e Ballando con le stelle. Dice: «la televisione è sempre una forma di intrattenimento gradito al pubblico, anche se ci sono fiction belle e altre meno belle, ho provato anche quei reality in cui ho potuto mettermi alla prova o imparare qualcosa, come Ballando con le stelle poiché saper muovere bene il corpo è importante per un’attrice, ma anche Notti sul ghiaccio è stata una sfida che mi ha lasciato qualcosa. Ultimamente ho partecipato a sei corti che raccontano l’abbandono, la serie si intitola Dirsi addio e sarà tra poco nelle sale; inoltre mi rivedrete in Il bello delle donne e in Amore criminale, ma per il momento, l’adrenalina che mi trasmette il pubblico teatrale mi dà molte emozioni. Infatti in tv e al cinema alle donne di cinquanta e cinquantacinque anni vengono offerti solo ruoli stereotipati, viene dato poco spazio alle donne che hanno già maturato un’esperienza, questo è avvilente, invece nel teatro ci vengono affidati ruoli molteplici.» Ar. C.

Medea in scena dal 22 aprile al 1 maggio 2016


Dirigere Medea oggi:
il regista e autore Francesco Branchetti
spiega l’attualità dei classici





Francesco Branchetti, attore e regista, porta in scena, al Teatro San Babila di Milano, dal 22 aprile al 1 maggio, la drammatica storia di Medea nella versione di Jean Anouilh, uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, nella traduzione di Giulio Cesare Castello.



 
 
 
 
Branchetti racconta: «da tempo avevo il sogno e il progetto di portare in scena Medea, poiché secondo me è un’occasione per proporre al pubblico contemporaneo l’indagine psicologica di Anouilh dei personaggi che dal mito classico di Euripide arrivano fino a noi. Quando abbiamo debuttato nella splendida cornice del Teatro Romano di Ostia antica abbiamo percepito l’emozione che il dramma di Medea - tradita da Giasone e matricida dei propri figli per punirlo – suscita negli spettatori. Il mito di Medea è intramontabile, oltre ad Euripide ed Anouilh, ne hanno parlato scrittori e poeti di ogni epoca, così sognavo di portarlo in scena da tempo. Quando Barbara De Rossi ha aderito al mio progetto, ho potuto realizzare il mio desiderio, dato che la Medea di Anouilh aveva avuto un unico allestimento di rilievo nel 1966 con la regia di Giancarlo Menotti e con protagonista Anna Magnani. Barbara De Rossi, che è tornata in teatro proprio per questo spettacolo, è l’interprete giusta sia dal punto di vista tecnico sia per il pathos che suscita, infatti è una attrice di grande generosità che lavora con irripetibile dedizione e impegno.»
La vicenda di Medea, che uccide i suoi figli per vendicarsi di Giasone (interpretato dallo stesso Branchetti), che sta per sposare la giovane Glauce, è ancora oggi tragicamente attuale nelle tante storie di matricidi: «il pubblico infatti rimane molto colpito – prosegue il regista - da quanto un testo di origine classica proponga una vicenda dei nostri giorni, così che il teatro diviene specchio dei tempi. Le musiche, pensate appositamente per lo spettacolo dal maestro Pino Cangialosi contribuiscono a mantenere la tensione e ad evocare i sentimenti estremi di Medea.» Ar. C.