Dirigere
Medea oggi:
il regista e autore Francesco Branchetti
spiega l’attualità dei
classici
Francesco Branchetti, attore e regista, porta in scena, al
Teatro San Babila di Milano, dal 22 aprile al 1 maggio, la drammatica storia di Medea nella versione di
Jean Anouilh, uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, nella
traduzione di Giulio Cesare Castello.
Branchetti racconta: «da tempo avevo il sogno e il progetto
di portare in scena Medea, poiché secondo me è un’occasione per proporre al pubblico
contemporaneo l’indagine psicologica di Anouilh dei personaggi che dal mito
classico di Euripide arrivano fino a noi. Quando abbiamo debuttato nella
splendida cornice del Teatro Romano di Ostia antica abbiamo percepito l’emozione
che il dramma di Medea - tradita da Giasone e matricida dei propri figli per punirlo
– suscita negli spettatori. Il mito di Medea è intramontabile, oltre ad
Euripide ed Anouilh, ne hanno parlato scrittori e poeti di ogni epoca, così
sognavo di portarlo in scena da tempo. Quando Barbara De Rossi ha aderito al
mio progetto, ho potuto realizzare il mio desiderio, dato che la Medea di Anouilh
aveva avuto un unico allestimento di rilievo nel 1966 con la regia di Giancarlo
Menotti e con protagonista Anna Magnani. Barbara De Rossi, che è tornata in teatro
proprio per questo spettacolo, è l’interprete giusta sia dal punto di vista
tecnico sia per il pathos che
suscita, infatti è una attrice di grande generosità che lavora con irripetibile
dedizione e impegno.»
La vicenda di Medea, che uccide i suoi figli per vendicarsi
di Giasone (interpretato dallo stesso Branchetti), che sta per sposare la
giovane Glauce, è ancora oggi tragicamente attuale nelle tante storie di
matricidi: «il pubblico infatti rimane molto colpito – prosegue il regista - da
quanto un testo di origine classica proponga una vicenda dei nostri giorni,
così che il teatro diviene specchio dei tempi. Le musiche, pensate
appositamente per lo spettacolo dal maestro Pino Cangialosi contribuiscono a
mantenere la tensione e ad evocare i sentimenti estremi di Medea.» Ar. C.
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