Paola Gassman, figlia di Vittorio Gassman e di Nora Ricci, è
una habitué del Teatro San Babila, in
cui è di casa, sia in passato con il marito Ugo Pagliai, sia ora con le attrici
Lydia Biondi e Mirella Mazzeranghi in
una commedia amara scritta da Mino Bellei, La vita non è un film di Doris Day,
infatti afferma: «sono molto legata al San Babila, ci sono stata molto volte, per
me Milano è rappresentata dal San Babila, un teatro centrale come posizione e
ricco di umanità in cui incontri un pubblico affezionato, con una
programmazione giusta e consapevole, fatto non comune oggi.»
In La vita non è un film di Doris Day si racconta di tre
donne sole che si incontrano sempre a Natale, raccontandosi le loro solitudini
e dimostrando come la vita quotidiana della maggior parte delle persone non sia
come quella raccontata nelle commedie americane interpretate dall’attrice Doris
Day. «Il tema della vecchiaia –dice la Gassman - è trattato in chiave comica, si assiste allo
scontro fra tre personalità forti, che, durante il consueto ritrovo natalizio, rivelano
tante verità della loro vita nascoste prima. Il mio personaggio irriverente, una zitella ricca, ma molto
egoista, afferma “io dico sempre la verità” ma che è sgradevole per gli altri.
Le tre amiche hanno bisogno l’una dell’altra, poiché ognuna porta il peso della
propria solitudine familiare, una ha un figlio che non la chiama mai, l’altra
ha una mamma molto anziana a carico, quindi, pur litigando, non possono fare a
meno l’una dell’altra poiché stare insieme è il loro momento di svago. È una
vera commedia in cui si ride molto, ma anche con amarezza, così è una risata
utile poiché denuncia le
problematiche delle donne anziane sole che hanno
bisogno di ritrovarsi. Noi attrici viviamo questa situazione in scena
sentendola nostra, dato che la nostra età è vicina a quella dei nostri
personaggi. Noi crediamo molto in questo testo, infatti siamo anche diventate
produttrici dello spettacolo.»
Nella sua lunga carriera di attrice teatrale Paola Gassman ha lavorato con
grandi registi come Luca Ronconi, prendendo parte alla storica messa in scena di Orlando furioso, Massimo Castri, Luigi
Squarzina, ha costituito poi compagnia con suo marito Ugo Pagliai e ora
sottolinea come fare teatro oggi sia differente dal passato: «sia i Teatri Stabili, ora Teatri Nazionali, sia
le compagnie private non organizzano più lunghe tournée. Io ed Ugo siamo sempre
stati scelti da registi e produttori per uno spettacolo che faceva tutta la
stagione teatrale, ora invece bisogna organizzarsi tenendo nel cassetto diversi
spettacoli pronti e proporli; per noi, che eravamo abituati ad essere guidati o
dal regista o dal produttore, è una nuova avventura, anche divertente, poiché ci
si cimenta anche nell’aspetto organizzativo, è dunque un nuovo modo di
lavorare. Per esempio, oltre a “La vita non è un film di Doris Day”, lavoro con
Pietro Longhi in “Maigret al Liberty Bar” con la regia di Silvio Giordani, in
“Il balcone di Golda” di William Gibson su Golda Meir con le musiche di Luis
Bacalov, prenderò parte alla rassegna “Una stanza tutta per lei” al Teatro Due
di Roma, così compongo un anno lavorativo. Ora mi piace cambiare, mi piace l’idea
di scegliere e di proporre, è una nuova modalità, ora anche i giovani se vogliono
lavorare devono darsi da fare in prima persona, poi chissà speriamo si ritoni a un periodo più calmo e più redditizio.»
Nel 2007 Paola Gassman ha scritto il libro Una
grande famiglia dietro le spalle (Marsilio editore), in cui racconta la
sua famiglia d’arte, risalendo indietro nel tempo e rievocando le affascinanti
storie delle compagnie teatrali: infatti parla oltre che di suo padre Vittorio,
anche di sua madre, Nora Ricci, figlia di Renzo Ricci, sposato con l’attrice
Margherita Bagni, nata in una famiglia di artisti, e che aveva lavorato con Ermete
Zacconi. Infatti Paola Gassman afferma: «volevo scrivere della mia famiglia, di
mio padre, che tutti conoscono grazie anche al cinema, ma anche dei grandi
attori che sono stati mia mamma, i miei nonni, i miei bisnonni, che hanno
lavorato solo in teatro. Volevo farli conoscere al grande pubblico ed è stato
proprio mio papà quando ha scritto la sua autobiografia a dirmi “a te il
compito di raccontare quella parte di famiglia che io non ho potuto raccontare.”
Così io ho fatto un bellissimo viaggio, un amarcord che mi ha permesso di
capire quello che sono io oggi e di scoprire che ho avuto una famiglia strana,
ma straordinaria.» Ar. C.
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