Paola Tiziana Cruciani sindacalista agguerrita in "Tutte a Casa"
Paola Tiziana Cruciani è una sindacalista agguerrita in Tutte
a Casa, diretto da Vanessa Gasbarri, in scena con Paola Gassman,
Mirella Mazzeranghi, con Claudia Campagnola, Giulia Rupi dal 6 all’11 marzo
2018 al Teatro San Babila di Milano.
La romana Paola Tiziana Cruciani, dopo i successi al cinema
e in tv, torna sempre volentieri in teatro, come con Tutte a Casa, con la
regia di Vanessa Gasbarri, in cui è una sindacalista, Comunarda in una fabbrica
gestita da donne, mentre gli uomini si trovano in guerra durante il primo
conflitto mondiale.
«Il testo è molto interessante – racconta la Cruciani - parla
del momento in cui, durante la prima guerra mondiale, le donne prendono in mano
il paese in una fase molto importante, non solo per il nostro paese, infatti,
per esempio, in Francia e nel Regno Unito agiscono le suffragette, che si
battono per il diritto di voto delle donne. Anche in altri paesi le donne fanno
passi da giganti, anche se poi in Italia, durante il ventennio fascista, perdono le
conquiste ottenute. Il nostro spettacolo è ambientato all’interno di una fabbrica,
io faccio la capopopolo, la sobillatrice, sono madre di un operaio, partito per
la guerra che poi non tornerà. Mi presento alla signora Margherita Colombo, interpretata da Paola Gassman, la
moglie del proprietario della fabbrica, arruolato al fronte; la donna con coraggio ed energia prende così il posto del marito nella direzione. Mi chiamo Comunarda, per sottolineare le
mie idee socialiste, da seguace di Anna Kuliscioff, e difendo i diritti delle
colleghe operaie, dicendo che noi donne vogliamo tenere in piedi la fabbrica;
ho un accento emiliano, poiché gli emiliani dicono “rivoluzione” in un modo
unico, anche se il testo è ambientato a Milano. Il mio è un personaggio molto comico, infatti ricopro il ruolo di caratterista nella commedia.
Tra di noi attrici andiamo molto d’accordo, quando siamo andate in tournée
vicino a Roma abbiamo sempre viaggiato tutte insieme sulla mia pandina. Ora
dopo tanta tv mi dedico con gioia al teatro, perché faccio una affermazione che
mi rende impopolare: io lavoro nelle fiction, ma le guardo raramente, guardo Sky, Netflix, perché voglio imparare nuove tecniche e su tali canali trovo fiction di qualità. In Italia siamo ancora più indietro degli altri paesi per
la scrittura e per l’innovazione, per noi l’ultima innovazione risale a The young pope, altrimenti facciamo
sempre le stesse cose: i produttori dicono “questo funziona, non cambiamolo” ma
così non ci trasformiamo mai. Noi italiani siamo professionisti, ma la
fiction più esportabile è Montalbano, saremmo bravissimi, ma non facciamo cose
all’altezza della nostra bravura, non abbiamo lo spirito per dire "proviamoci", andiamo
sempre sul sicuro ed quello che rovina il nostro mestiere. Per fortuna in teatro
è diverso e una nuova drammaturgia che si sta affermando porta novità e offre anche nuovi ruoli per
le donne.» Ar.C.
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