sabato 17 marzo 2018

Nicola Pistoia dirige "Minchia Signor Tenente" di Antonio Grosso,


L’attore e regista Nicola Pistoia dirige Minchia Signor Tenente di Antonio Grosso, anche attore in scena con Gaspare Di Stefano Alessandra Falanga Francesco Nannarelli, Antonello Pascale Francesco Stella Ariele Vincenti e Natale Russo. Dal 20 marzo al San Babila


Il testo scritto da Antonio Grosso, seguendo la suggestione dell’omonima canzone di Giorgio Faletti, dedicata alla scorta di Falcone e Borsellino, è una commedia che racconta di una gruppo di carabinieri in un paese della Sicilia e sono costantemente alla prese con i problemi della gente del luogo. All’arrivo di un nuovo tenente scoprono nuovi equilibri e commentano i drammatici fatti di mafia e le stragi di Capaci e di via D’Amelio nel 1992. 

Nicola Pistoia, che attualmente è in tournée con La cena dei cretini di Francis Veber, insieme a Paolo Triestino, racconta come ha conosciuto Antonio Grosso: «mi parlò di Minchia Signor Tenente, Alessandro Longobardi, il direttore artistico del teatro Brancaccio di Roma, che aveva visto lo spettacolo e mi aveva segnalato l’energia e la voglia di fare di una compagnia di giovani; perciò abbiamo deciso di lavorare con loro e ho diretto un nuovo allestimento che ha poi debuttato a Roma, alla Sala Umberto, dieci anni fa, in occasione dell’anniversario della stage di Capaci. Nella costruzione dello spettacolo ho potuto dare suggerimenti ad Antonio Grosso, autore ed attore, abbiamo lavorato sui personaggi, Antonio è stato malleabile, ha capito subito le mie indicazioni registiche e si è affidato alla mia esperienza; in alcuni passaggi invece è stato irremovibile e così abbiamo trovato insieme un compromesso. Ora lo spettacolo è arrivato al decimo anno di tournée, non potevamo prevederlo, ma è stato invece uno spettacolo molto fortunato ed amato dal pubblico, tanto che diventerà anche un film.


Per me è stata una bella esperienza lavorare con una compagnia di giovani. Consiglio a chi vuole intraprendere questo mestiere di non lasciare mai lo studio o il lavoro e proseguire contemporaneamente l’impegno nel teatro, procurandosi una base solida. Oggi è difficile, purtroppo, io ho una figlia che adora cantare, ma studia anche all’Università, quindi tiene una porta aperta in più per il suo futuro. Quando ho iniziato a lavorare in teatro, il mestiere si imparava facendolo: si iniziava con una piccola battuta, poi se avevi talento il regista ti assegnava uno spettacolo più impegnativo, mentre adesso non accade e per i giovani è davvero difficile iniziare e potersi esprimere. Tuttavia, non si devono scoraggiare, ci vuole impegno, costanza, oggi esistono, purtroppo, scuole approssimative e mediocri che li illudono, e questo non fa bene al teatro. Inoltre, il teatro richiede sacrificio perché è un lavoro in cui non ci si arricchisce, quindi bisogna pensare anche alla possibilità di mantenersi, durante gli anni della gavetta, facendo un altro lavoro. In alcuni casi però i sacrifici vengono premiati e una giovane compagnia, come quella di Minchia Signor Tenete, può avere grandi soddisfazioni e vedere premiato il proprio impegno.» Ar.C.



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