Agnese Nano fra le donne del Seduttore di Fabbri
Agnese Nano, noto volto cinematografico, indimenticabile per la
sua partecipazione a Nuovo cinema Paradiso
di Giuseppe Tornatore, e volto televisivo, protagonista di Edera e Incantesimo, da
tempo si dedica con successo al teatro. Emozionata sarà per la prima volta al
Teatro San Babila di Milano dal 14 novembre in Il seduttore di Diego Fabbri, insieme a Roberto Alpi, Laura
Lattuada e Isabel Russinova.
«Il mio personaggio è Alina – racconta – sono la segretaria
del seduttore, Eugenio, interpretato da Roberto Alpi, incarno le doti di gioventù
e di gioia di una ragazza innamorata dell’amore. Alina subisce il fascino del
seduttore seriale, che vede la donna come una sua proiezione, sceglie tre donne
differenti fra loro in base a uno stereotipo maschile: la moglie Norma, più
rassicurante che si occupa della casa anche se è segnata dalla morte del figlio,
Wilma, la più aggressiva e la mia Alina. Le tre donne sono tre facce di come le
donne si relazionano con gli uomini, hanno un carattere vario e complesso,
mentre gli uomini sono più bidimensionali.
Il “seduttore” di Fabbri inizia un gioco perverso, mentale con le sue
tre donne, poiché in ognuna cerca una caratteristica di cui lui ha bisogno,
come se fossero un’unica donna con un lato materno, uno cinico e uno giocoso.
Quando ho letto il testo di Diego Fabbri l’ho subito trovato molto interessante
e attuale, poiché oggi ancora di più gli uomini possono usare i social e
crearsi tante identità, moltiplicarsi, come fa il protagonista della nostra
commedia. Infatti, nel testo il personaggio maschile incarna un egocentrismo
malato: con ogni donna si relaziona in modo diverso, così da non sapere più chi
è lui in realtà. Moltiplica infatti il suo personaggio e crea tre diverse
identità, così di fronte alle sfide della vita si rifiuta di andare fino in
fondo, come accade ad alcuni uomini oggi. Alla fine le tre donne si raccontano
in tre intensi monologhi e dimostrano di avere raggiunto una loro pace,
nonostante le vicende non appaganti che hanno vissuto, mentre il seduttore
mantiene la sua inquietudine, infatti è una commedia dal doppio livello, intrisa
di tragico che fa riflettere oltre che divertire.
Sono contenta di debuttare al Teatro San Babila in cui non
sono mai stata e non mi dispiace essermi allontanata dalla televisione, poiché dagli
anni 80 in poi i programmi sono andati sempre più decadendo, per coinvolgere un
maggior numero di persone, mentre penso che, banalizzando i contenuti, per
allargare l’utenza, non si accontentino gli spettatori che cercano ancora una
televisione di qualità.» Ar. C.
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